E' entusiasmante vedere come da un governicchio come quello Conte, in cui le regole non solo non erano rispettate, ma neppure conosciute, stia venendo fuori uno dei più grandi insegnamenti politici degli ultimi anni.
Infatti, quando Matteo Salvini ha fatto il passo falso di tornare all'interno dello schema, al di fuori del quale è stato per tutto il suo mandato, in barba alle regole (moto d'acqua, divise, dj set, post di odio, disvelamento di segreti istruttori, e non mi viene in mente tutto), si è completamente fottuto (ti hanno fottuto fregato fregato). Perché rientrare nello schema delle regole, che lui non conosce e che quindi non sa dominare, e sfiduciare Conte? Perché poi chiedere la diminuzione dei parlamentari? E la modifica del calendario della crisi? Matteo le regole NON LE SAI. Il PD e Mattarella le sanno, e lui hai fregati per quasi due anni perché eri un proiettile impazzito, al di fuori del sistema, e loro non capivano. Oggi sei entrato nelle loro regole, e via che ti stanno cucinando benissimo.
Ed è bellissimo, non solo per il sadismo che contraddistingue il genere umano (vedere uno che si dimena è meraviglioso), ma anche perché adesso possiamo vedere come si fa davvero tattica politica.
Il prob,ema è che in campo non ci sono solo Salvini e chi fa tattica. Ci sono pure i 5stelle.
Quindi cosa accadrà?
Che Salvini non ha mai detto di essere Salvini, che vorrà ricominciare con i 5stelle che essendo quelli che le regole non le conoscono, così come non conoscono la politica, se lo riprendono. Probabilmente anche concedendogli dei cadeau, come la testa di Trenta e Toninelli. E la prossima volta che farà partire la crisi, Salvini lo farà da fuori lo schema.
sabato 17 agosto 2019
lunedì 5 agosto 2019
MIDSOMMAR, LA STORIA DI UNA RELAZIONE MALATA
In Midsommar di Ari Aster tornano moltissimi temi già presenti in
Hereditary, il film di esordio del regista statunitense: i più evidenti nonché
più vasti sono la famiglia/ la setta, la malattia mentale /gestione del lutto
(in entrambi i film famiglia e setta così come malattia e lutto sono
strettamente interconnessi) e il complotto / destino.
Inizia anche a essere evidente la poetica di Aster e i suoi piccoli
tic: la passione per la pittura, l’arte e il disegno, (in Midsommar, Pelle fa
ritratti sul suo sketch book proprio come Charlie in Hereditary; nel film più
recente, i disegni/tappezzerie anticipano quello che accadrà, mentre in
Hereditry la funzione di commento era svolta dalle miniature); il fuoco come
atto catartico, a indicare la vittoria del profano/ sconosciuto; la scelta di
procedere seguendo un’ottica femminile; la rappresentazione della natura come
locus amoenus ma anche terribile; la riproduzione di stati alterati di
coscienza, la rappresentazione del consumo di droghe e – ovviamente - le teste
spiaccicate.
Tecnicamente poi ci sono le inquadrature che ruotano su se stesse
arrivando ad invertirsi piuttosto che l’uso di inquadrature frontali e del plongée.
Altra caratteristica di Aster, e che personalmente me lo fa molto
amare, è che i personaggi hanno una loro psicologia e motivazioni proprie,
tanto che a film concluso ci si ritrova inevitabilmente a meditare sulle
ragioni che li hanno condotti alle loro scelte. Accade chiedendosi di Annie in
Hereditary, accade guardando Midsommar con Dani, Cristian, o anche Pelle.
Dani a inizio film perde la famiglia, probabilmente dopo anni di
convivenza con una sorella bipolare. Nella prima scena, è rappresentata in un
momento di forte angoscia, che lo spettatore sa subito essere motivata, perché il
narratore onniscente gli mostra che i genitori di Dani sono in effetti stati
uccisi. Assistiamo alla sua ennesima chiamata al fidanzato Christian. Ho visto
il film in compagnia di un umano di sesso maschile che, sino a che
l’ambientazione era statunitense, parteggiava chiaramente per Christian e
vedeva in Dani la solita stracciacazzo, mentre dal mio punto di vista,
soprattutto nella parte americana del film, Christian è palesemente uno
stronzo, che si finge esasperato da lei (ma non lo è, diversamente la
lascerebbe, mente la mia idea è che a Christian piaccia essere fondamentale per
Dani, e averla in pugno: stiamo assistendo alla descrizione di un rapporto
malato, non di un rapporto che sta volgendo alla sua conclusione), mentre Dani ha
ogni ragione per chiedere aiuto, e cerca di farlo con dignità. Dani si pone delle
domande sul suo diritto di chiedere aiuto al fidanzato, e cerca di non essere
pesante con chi la circonda. Christian (in un modo abbastanza maschile) non si
chiede mai se sta accanto a Dani nel modo giusto. Per questo, ribadisco, non
convengo sulla definizione data da chiunque: Midsommar racconta la fine di un
rapporto. Midsommar racconta di un rapporto malato. O di due umani non adatti a
stare assieme, ma che ci stanno.
Dani è la persona che non vuole essere di peso, che si reprime, che
nasconde (non per falsità, ma per non essere un impiccio). Christian è egoista,
impone le sue scelte (a Josh il tema della tesi, a Dani il viaggio in Svezia,
agli amici la presenza di Dani): non è che non tenga alla sua ragazza, è che ha
grossi problemi di empatia.
Per non essere un peso, quindi, Dani accetta di fare cose che non
farebbe. Ovviamente il segnale più evidente riguarda il te allucinogeno. Ma
anche non avere attacchi parossistici, non sbroccare come Simon e Connie
durante il suicidio, ballare attorno al palo di Maggio… Christian accetta molte
cose semplicemente per mancanza di empatia: Simon e Connie spariscono?
Chissene. Mark e Josh spariscono? Chissene. La tipa mi vuole trombare?
Chissene. C’è un pelo nel tortino? Chissene…
Buffo è che la più grande paura di Dani sia di essere abbandonata (si
veda l’incubo, o quando dice a Christian che non la stupirebbe se lui se ne
andasse e la lasciasse lì, o come è attonita quando Simon lascia Connie),
seppure poi alla fine sarà lei ad abbandonare gli amici e il fidanzato alla
loro sorte. Perché ricordiamo che non solo Dani fa sacrificare Christian, ma
non è minimamente scossa dall’apprendere che Josh, Connie, Simon e Mark sono
stati ammazzati.
Dani ha trovato una nuova famiglia (nel film la famiglia è
simboleggiata dai fiori – in particolare dal fiore di San Giovanni - ed
esemplare è il finale con Dani pressoché sotterrata da una montagna di essi), che
la appoggia, la valorizza e condivide con lei quel che prova (si veda il
parallelo tra una delle prime scene, in cui Dani urla il suo lutto venendo
abbracciata da un attonito Christian o i vari momenti in cui la giovane si
chiude in bagno per piangere in silenzio, e una delle scene finali, in cui Dani
urla la sua rabbia con le altre ragazze del gruppo che urlano con e come lei). In
cambio, lei concede a questa famiglia tutto ciò che lei ha ed è.
Si tratta, per Dani, di una famiglia ideale, perché il gruppo dei
fedeli hårga è caratterizzato dal
provare emozioni per procura: durante l’ättestupa, i fedeli urlano il dolore e la morte dei due anziani, così
come al rituale finale il loro parossismo riguarda ciò che sta avvenendo ai due
fedeli nella casa gialla, o durante l’accoppiamento di Maja le donne provano
l’orgasmo con lei (e chiedono che Christian finisca).
Il film procede
verso un completo ribaltamento delle parti: Christian nella capanna sta venendo
di fatto stuprato, e Dani non lo aiuta, né comprende la situazione in cui si
trova, e quando Christian è immobilizzato e incapace di parlare, lei decide di
sacrificarlo. Come fosse un oggetto. Dani non evolve, durante il film, diventa
semplicemente una persona peggiore.
Dani viene risparmiata perché è aperta alla contaminazione. I suoi
compagni di viaggio sono uccisi uno per uno ad ogni strike fatto: la coppa
inutile per via della scena isterica durante il rituale di suicidio, Mark
perché è un coglione (e infatti viene ridotto a un clown vuoto, un Fool), Josh
– che sembrava quello più preparato e che sospendeva il giudizio – quando
commette l’errore più grave: una mancanza di rispetto del taboo. Ben più grave
proprio perché commessa da lui, che non è un fool come Mark.
Christian non commette alcun errore, ma ha fatto ciò per cui serviva
(ingravidare, e suo malgrado collaborare al processo di formazione e scoperta
di sé di Dani) e quindi può essere buttato via. Se Dani lo conservasse, non
potrebbe completare il suo percorso, per cui deve ucciderlo. In realtà, quando
Dani è chiamata a scegliere, non ha una scelta (o meglio la sua scelta non è
tra Christian e L’Altro Tizio, ma tra la lei che non va bene alla comunità e la
lei che può essere Regina di Maggio).
Ho letto su Cineocchio che ci si chiede perché Pelle abbia stretto
amicizia con questi giovani solo per sacrificarli. Io credo tra l’altro che non
abbia solo stretto amicizia, ma che sia andato negli Stati Uniti alla facoltà
di antropologia proprio con la missione di trovare delle vittime, se vogliamo
chiamarle vittime.
Ucciderli, poi.
Alla fine, i visitatori dispongono di libero arbitrio.
Sono uccisi e sacrificati a fronte di un errore commesso. Uno specifico tipo di
errore, ovvero l’incapacità di comprendere una cultura diversa e la supponenza
di pensare la propria (e lo fanno nonostante siano antropologi!) sia superiore
e sempre nel giusto. Un tema che nel
caso degli statunitensi è più che mai vero.
Christian non era destinato a morire, perché il suo sacrificio era
stato pensato diversamente. Se Dani non lo avesse scelto, sarebbe
sopravvissuto. Se Maja avesse scelto un altro ingravidatore, forse questi
sarebbe sopravvissuto. Dani è sopravvissuta (ha sacrificato altro che non la
vita, alla Comunità).
Ma, anche fosse che i visitatori sono tutti vittime sin dal principio,
per Pelle esser bruciati nella casa gialla non è omicidio. Non è neppure un
sacrificio. E’ un dono. Suo fratello si immola alla divinità del Sole. E certamente
i genitori di Pelle lo hanno fatto in passato (Pelle dice che ha perso in un
incendio entrambi i genitori). Quindi un giovane che ha perso tutta la famiglia
perché ciascun componente ha deciso di morire per il dio Sole, secondo voi
crede che quella morta sia un’orribile punizione? Crede di star facendo del
male ai suoi compagni di studi? Direi di no.
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